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Martina Colavitti, la giovane bassista si racconta ad AV LIVE

Intervista di Youssef Marzullo 



Per molti la musica può essere una valida opportunità per contrastare difficoltà o limiti caratteriali, per te come nasce questa passione?


Sono sempre stata timida sin da piccola, la musica mi ha rafforzato e mi ha dato fiducia in me stessa. Quando sali sul palco la prima volta ti tremano le gambe, hai paura di non ricordarti le note, del giudizio della gente, ma una volta che ti abitui e fai esperienza vorresti vivere sui palchi, più suoni più suoneresti. Sale l’adrenalina, il pubblico aspetta solo te: ti fa sentire forte. Ho iniziato a 10 anni a studiare violoncello e pianoforte perché nella mia famiglia c’è questa passione da sempre. 


Il tuo primo approccio al basso come avviene? Ricordi un episodio particolare? 


A 14 anni sono entrata in un negozio di musica e ho deciso di comprarmi un basso elettrico, mi ha ispirata il bassista dei Red Hot Chili Peppers, sono sempre stata una loro grande fan! Ho studiato da autodidatta. All’inizio non è stato facile ma dopo qualche anno ho iniziato a suonare in qualche band e capivo sempre di più che quello fosse il mio strumento preferito.


Questo strumento è importante nella musica moderna, ci puoi spiegare meglio che ruolo ha il basso in una band?


Il basso è l’anima della musica. Se toglieste il basso sarebbe come togliere le fondamenta di una casa.

Assieme alla batteria sono la parte ritmica delle canzoni, ma la cosa che mi ha sempre affascinato di questo strumento è che oltre al ritmo puoi fare anche melodia. Il suo suono, appunto basso e profondo, ti penetra e fa tremare le mura, lo adoro!

Molti ascoltando una canzone non si accorgono della presenza di questo strumento, perché spicca più un suono acuto come quello della chitarra, ma se provi a toglierlo ti accorgi subito che manca qualcosa, perché nella musica moderna la sua presenza è fondamentale, senza di esso diventerebbe tutto piatto.


Qualche anno fa hai formato un gruppo pop/rock composto da 5 ragazze? Che esperienza è stata, menzionando fattori positivi e fattori negativi?


Si, ci chiamavamo le “Maskara”. Ho un bellissimo ricordo poichè è stata la mia prima band seria, con la quale ho iniziato a solcare i palchi più grandi.

È stata una bellissima esperienza con la quale sono cresciuta molto. Abbiamo avuto anche l’onore di registrare il nostro primo disco di brani inediti con un produttore di fama internazionale.

Avere una band di sole donne è bello, divertente e affascinante, ma come tutti saprete tenere cinque donne insieme non è per nulla facile. Senza dubbio è un'avventura che rifarei, è sempre bello vedere band di sole ragazze appassionate di musica.


Il più bel ricordo legato al tuo essere musicista? Qualcosa che probabilmente ti porterai nel cuore per sempre?


La cosa che più ti gratifica, che ti porti nel cuore e ti da la motivazione e la forza di andare avanti sono le persone che a fine di ogni concerto si avvicinano a farti i complimenti, a chiederti di fare una foto con loro o addirittura l’autografo! Una volta è capitato che ad un concerto si sono presentati con striscioni e con magliette con le foto della mia band, non c’è emozione più bella e vera!


Hai qualche progetto in cantiere?


Purtroppo il mestiere del musicista è davvero complicato al giorno d’oggi. Dopo la pandemia il nostro settore ne ha risentito più di tutti. Però nonostante tutto ho deciso di non arrendermi e continuare questa strada, a breve farò un provino con una band (sempre di ragazze) di Milano. Come andrà? Magari presto ve lo racconterò! In ogni caso ho voglia di rimettermi in gioco, ci sto lavorando