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"Tè Letterario”, Marika Borrelli: "Siamo salsicce perché non riusciamo a contenere tutte le notizie"

«Una chiacchierata in compagnia del tè» partendo da una tematica importante come l’informazione oggi com’è cambiata. Presso l’Angolo delle Storie, nel cuore del centro storico di Avellino, è partita la rassegna “Tè Letterario”, che è stata organizzata da Info Irpinia e che si svolgerà da novembre 2023 a febbraio 2024. Il primo appuntamento ha visto come protagonista l’approfondimento “Come salsicce, intasati dalle notizie” con l’intervento della giornalista e scrittrice Marika Borrelli.
«L’iniziativa mira a fare diversi incontri ad Avellino su diverse tematiche, partiremo con l’informazione - ha esordito il presidente di Info Irpinia Francesco Celli -. Questo appuntamento per noi è particolarmente significativo in quanto l’informazione oggi è molto impattante e incidente su tutta la realtà e anche ad Avellino purtroppo spesso l’informazione è un po’ distorta, diciamo così».
Direttore artistico della rassegna è il consigliere dell’associazione Federico Curci, che ha sottolineato che «in questi mesi abbiamo discusso e messo dei punti su questi appuntamenti. C’è un secondo nome, “La stanza delle parole”» perché ci sarà «un dialogo anche con chi parteciperà a questi appuntamenti. Oggi siamo intasati da tante notizie ed è anche difficile a volte decodificare» tutto quello che «ci arriva».
«Il giornalismo è diventato una professione instabile», ha esordito la Borrelli, nel cui curriculum figurano vari libri e molti articoli. «Esistono i fatti che sono veri e poi ci sono notizie che possono essere false, sono notizie che comunque sono costruite su fatti veri, il problema è l’interpretazione - ha continuato la giornalista -. “Come salsicce”, ho scelto questo tema per parlare di 2-3 concetti che nel terzo millennio in particolare hanno “infettato” il giornalismo. Il problema è venuto fuori con l’avvento di Internet, perché andava riempito di contenuti» di tutti i tipi e «il giornalismo su internet è un qualcosa che deve essere ancora ben definito. Siamo assistendo adesso a una transizione del giornalismo, qua entra in gioco un altro concetto, ovvero la modalità di trasmissione», dal momento che la trasmissione di una notizia «è “stellare”, nel senso che abbiamo un centro che è una fonte che si dirama a tutti noi come se fossimo terminali di una stella» e con i social «non c’è più un broadcast a senso unico, c’è un ritorno un feedback», un ritorno che «non è diretto cioè dal ricevente all’emittente, può circolare attraverso modi, si può anche modificare via via che ritorna all’emittente che può utilizzare anche i social».
La Borrelli, parlando al pubblico presente, ha fatto anche un passaggio sulla storia della diffusione delle notizie dai tempi antichi alle stazioni di posta alle gazzette, da una «trasmissione di notizie reticolare» con in seguito il fenomeno della radio e della televisione, con cui «siamo tornati alla comunicazione stellare. Poi con i social abbiamo la possibilità di rispondere ma tutto questo ha stravolto anche l’autorevolezza della notizia», visto che «il lettore non ha capito più cosa era autorevole e cosa non lo fosse più per via del commento» che si trovava sotto il post, «tutti a commentare, adesso è l’epoca del “voler dire qualcosa” e tutto questo ha tolto autorevolezza a tutti».
«Siamo subissati dalle notizie, ne siamo talmente invasi - ha aggiunto la Borrelli -, questo essere bombardati ha creato tante situazioni come ansia o angoscia a sentire sempre notizie brutte, ma anche una fame ulteriore di notizie. Si arriva al concetto di “dum scrolling”, che identifica lo “scrollare compulsivo” alla ricerca di notizie non belle ma tragiche, è un modo di tenere sotto controllo la situazione, poi vien fuori un altro tipo di paura, l’acronimo FOMO cioè la paura di perdere qualche notizia, e quindi saltiamo da un sito all’altro, da un social all’altro, riprendiamo tutto, non dobbiamo perderne neanche una. Cerchiamo la notizia cattiva magari per capire il problema e salvarci».
Il terremoto del 1980 in Irpinia, l’11 settembre 2001, il Covid, nell’intermezzo il default della Lehman Brother in America sono solo alcune tematiche per cui «siamo andati alla ricerca spasmodica di notizie perché volevamo tutelarci, volevamo capire da cosa potevamo difenderci, recuperare tutte le notizie, poi le opinioni», ora le tematiche che si cercano sono la guerra Russia-Ucraina e in ultimo il conflitto in Medio Oriente. «Siamo salsicce perché non riusciamo a contenere tutte le notizie, per esempio del periodo del covid non riusciamo a ricordare varie date, erano tante le notizie e giornali, tv, social hanno contribuito a questa nostra confusione, hanno creato molto rumore».
L’ultimo concetto esposto dalla Borrelli è la differenza tra il segnale e il rumore, ovvero «il segnale è il fatto, la notizia, è difficile di questi tempi “pulirlo” dal rumore, ovvero quella “nebbia” che si crea attorno a un fatto. Il rumore oggi purtroppo supera il suono del segnale e il problema è nostro, non riusciamo più a tirare fuori il segnale, la notizia, e certe persone smettono di cercarla la notizia per difendersi. Togliere il rumore dai segnali è diventato complicato perché è il rumore quello che porta soldi» alle emittenti di ogni tipo. Per tirare fuori il segnale «deve passare il tempo, che attutisce il rumore; un altro sistema è di avere più fonti ma abbiamo un giornalismo “omologato” perché tutti quanti tentano di fare i soldi, quanto più è tragico un fatto più è facile “ricamarci” sopra più si alimenta il rumore» e un terzo sistema è «l’effetto “lindy”», che fu sperimentato in passato su dei comici per arrivare alla conclusione che «quando maggior era l’esposizione minore era la durata di quel comico sulla scena, quindi più è largo il rumore questo meno dura. Si può distinguere il rumore dal segnale, è qualcosa di personale e ci sono segnali che ce lo fanno capire».
Il prossimo appuntamento del “Tè Letterario” è fissato per venerdì 17 novembre, alle ore 18, con la tematica “Come proteggere il nostro pianeta?”, con ospiti Giovanni De Feo e il dottor Franco Mazza.