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"Dignità umana. Analisi di un processo"

"Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza".
Questo fu Il primo articolo della Dichiarazione Universale dei diritti umani
adottato dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nella sua terza sessione, il 10 dicembre 1948 a Parigi con la risoluzione 217A.
Votarono a favore 48 membri su 58. I 48 Stati che firmarono il documento furono Afghanistan, Argentina, Australia, Belgio, Birmania, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Cina, Colombia, Costa Rica, Cuba, Danimarca, Ecuador, Egitto, El Salvador, Etiopia, Filippine, Francia, Grecia, Guatemala, Haiti, Islanda, India, Iran, Iraq, Libano, Liberia, Lussemburgo, Messico, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Pakistan, Panama, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Siam, Svezia, Siria, Regno Unito, Stati Uniti d'America, Turchia, Uruguay e Venezuela.
Si astennero 8 paesi: Arabia Saudita, Bielorussia, Cecoslovacchia, Jugoslavia, Polonia, Russia, Sudafrica e Ucraina. Altri 2 non erano presenti alle votazioni: Yemen e Honduras.
I lavori furono coordinati da Charles Habib Malik, filosofo cristiano libanese di confessione greco-ortodossa, giá relatore della Magna Charta. La sua Commissione era costituita da delegati provenienti dall'Australia, Cile, Cina, Francia, Libano, Russia, Regno Unito e Stati Uniti d’America, profili altamente selezionati tra giuristi ed il mondo della stessa filosofia ai quali fu presentato il quesito di "Che cos'è l'Uomo?".  
Alla Presidenza della Commissione venne eletta Eleanor Roosevelt, moglie dell'ex Presidente degli Stati Uniti d’America, alla Vicepresidenza il filosofo cinese Peng-chun Chang, capo della delegazione cinese alle Nazioni Unite e fu proprio quest'ultimo a battersi per anteporre alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani un preambolo focalizzato sulla dignità umana.
Da una ricercata alchimia filisofica, etica, sociologica, storica e da studi incentrati sull'essere umano e sul valore della sua "Dignità" che si procedette, in maniera tecnica, a delineare i diritti fondamentali della Dichiarazione stessa.
Fu onere ed onore del grande giurista francese René Cassin redigere e successivamente ufficiare alla Commissione il testo finito, prima nel 1948 e poi nel 1968, quando la Dichiarazione vide la luce. Un risultato storico senza precedenti per l'umanità e le garanzie fondamentali, un'amalgama di culture, religioni e saperi a servizio del bene comune e alla scoperta del valore del termine "dignità".
Infatti quest'ultima è presente proprio nell'Articolo 1 che cita quanto segue: "Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in Dignitá e nei Diritti". Si evince subito l'importanza della dignità come fattore fondante rispetto al diritto, viceversa proprio la garanzia del Diritto ne sviluppa il riconoscimento e valore.
Fu una prima grande conquista in quanto il percorso della "dignitá umana" passó varie fasi tortuose prima di trovare il suo senso. Fu interpretata, infatti, nello Stoicismo di Aristotele e le sue discussioni sul termine μεγαλοψυχία (megalopsuchia), nel Rinascimento, poi da Thomas Hobbes, Montesquieu, dal Cristianesimo ed Émile Littré, associando la terminologia ad un'appartenenza elitaria o meglio ad onore pubblico, inteso come carica statale. Nell"Allegoria" del Cesari (1560-1640), la dignità era un peso da sostenere, un onere, un dovere.
Nell'astrologia s'indicava la posizione di "forza" dei pianeti, ovvero la loro massima espressione ed armonizzazione con il resto del sistema.
Ma con Il filosofo Kant la "dignità" cominció ad annusare parte del suo reale concetto. L'interpretazione kantiana, infatti, è oltre il rispetto della vita sensibile e sofferente; il rispetto della libertá umana dell'uomo in quanto essere sovrasensibile.
L'evoluzione si ebbe nel dopo guerra. Infatti il primo articolo della Costituzione tedesca, del 23 maggio 1949, all’articolo 1 cita: "Die Würde des Menschen ist unantastbar. Sie zu achten und zu schützen ist Verpflichtung aller staatlichen Gewalt”. Ovvero art 1: “La dignità dell'uomo è inviolabile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla” .
Anche la Costituzione Italiana all'Articolo 3 cita: "Tutti i cittadini hanno pari "dignità" sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. di razza, di lingua ,di religione di opinioni politiche di condizioni personali e sociali".
Il "Full blossoming” dell’individuo come “very essence of dignity”, par. 132 Court of Justice - Corte Suprema indiana: espressione della dignità attraverso la liberazione di capacità.
La Carta Europea Diritti dell’Uomo; Art 1 Dignità.
Articolo 1 - La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata.
CEDU, Articolo 4, paragrafi 1 e 2
Principio della dignità umana (rif. Art 1 della Carta.
Il Principio della dignità della persona umana (rif. Art 1 Carta): Convenzione Europol e potremmo ancora dilungarci.
Attualmente la coscienza scientifica e letterale sta emancipando l’interpretazione del valore sulla materia.
La dignità umana è uno dei fondamenti storico-filosofici e prospettive nell'ambito del biodiritto. Bioetica e BioLaw sono le nuove prospettive di esplorazione cosciente alla promozione e valorizzazione di questa terminologia. Trovandoci nell’era delle migrazioni di massa, di crisi umanitarie, economiche, sociali, identitarie, sará interessante lavorare su nuove importanze e ruoli della “dignità" e personalmente mi auguro questa avvenga come principio cardine ed ineluttabile, centralità di un sistema globale di garanzie e diritti, a tutela e salvaguardia della Pace, libertá e della vita umana senza alcuna distinzione di razza, etnia, colore, credo religioso, appartenenza politica o territoriale.
Marco Pizzorno