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Un miliardo per ricomprare l'Ilva: ecco l'intesa governo-Mittal

Mancano solo gli ultimi dettagli che verranno messi a punto al più tardi entro la fine di questo mese. L’accordo fra gli sherpa del governo e gli avvocati della famiglia Mittal sulla ex Ilva è ormai chiuso: lo Stato torna azionista della più grande acciaieria d’Europa.

Gli indiani rinunciano alla richiesta di recesso dal contratto di affitto, il governo ritira il ricorso di fronte al Tribunale di Milano. Per non trovarsi con diecimila persone per strada, il contribuente pagherà circa un miliardo di euro, di fatto uno sconto di oltre la metà su quanto il gigante dell’acciaio si era impegnato a pagare: il credito del governo si trasformerà in una quota di Mittal Italia. Quanto varrà la quota, lo si capirà in un secondo tempo.

Il pre-accordo fra le parti prevede una due diligence, ovvero la verifica di un’analista indipendente sul valore degli stabilimenti, e tenuto conto della crisi che nel frattempo ha colpito il settore. Non sarà certamente meno del trenta per cento, probabilmente di più. La quota dovrebbe essere rilevata da Invitalia, anche se - raccontano i ben informati - non si può ancora escludere il ritorno in campo della Cassa depositi e prestiti. Se il veto degli azionisti privati - le Fondazioni bancarie - venisse meno, il Tesoro non sarebbe contrario all’investimento. Un investimento che però non garantisce nessun utile, e per questo incompatibile con lo statuto della Cassa. Tutto avverrà molto lentamente: il pre-accordo prevede di chiudere l’operazione entro novembre di quest’anno.