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"Rosa Vitillo Pet therapy": uno sguardo sulla terapia

L’ Associazione “Rosa Vitillo Pet therapy” ha come obiettivo la divulgazione  e l’impiego  della pet therapy e delle altre coterapie (quali musicoterapia, arte terapia, DMT), per veicolare e rendere più efficaci le terapie tradizionali. La Pet therapy abbraccia sia le AAT, che sono terapie in senso stretto che le AAA, attività assistite e le AAE Attività educazionali con l’ ausilio del pet.  Le finalità comuni sono migliorare l'umore, facilitare le terapie, creare momenti ludico/educativi, abbassare la tensione a livello del gruppo, migliorare il senso di autoefficacia, l’ autostima e favorire la socializzazione. L’ associazione opera nei vari contesti di agio e disagio, utilizzando gli animali sia di in chiave ludico/educativa che prettamente terapica con staff specializzato e formato in pet therapy, attraverso vari pet, opportunamente preparati, quali conigli e cani e tartarughe, lavorando quindi sia in contesti creati ad hoc sia in comunità psichiatriche,ospedali e  centri per ragazzi diversamente abili.


Cos’è la pet therapy?

Il termine “pet therapy” è un neologismo anglosassone, che indica le attività e le terapie svolte con un animale. Il “pet” è un animale preferenziale, domestico, di piccole (cani, gatti, conigli) ma anche di grandi dimensioni (cavallo o delfino) (G.Ba, 2004).
Boris Levinson (1953) ha compiuto le prime osservazioni cliniche in merito ai benefici della pet therapy sui disagi psichici e l’handicap psicomotorio, coniando il termine “pet therapy” nel 1961. Aveva, infatti, ripetutamente notato che il cane che lo accompagnava nel corso della terapia suscitava un vivo interesse da parte di un paziente autistico.

Levinson riteneva, ispirandosi alle teorie winnicottiane , che il pet potesse essere utilizzato in qualità di “oggetto transizionale”, nonché “catalizzatore” per lo sviluppo delle abilità sociali.
La pet therapy prevede il coinvolgimento dell’animale in programmi di trattamento per malattie e disagi nell’uomo in generale, ma anche in programmi educativi rivolti specificamente all’età evolutiva (L.Pergolini, 2009).
Per G. Ba (2004) la pet therapy è, infatti, particolarmente indicata per i disturbi psichiatrici dell’età evolutiva, come l’autismo, le difficoltà del linguaggio, della coordinazione motoria, del comportamento, della depressione e dei ritardi lievi-moderati.
È possibile distinguere tra:
AAE: attività educativa assistita con gli animali, il cui scopo principale è quello di educare alla conoscenza e al rispetto del mondo animale, attraverso esperienze formative, come l’incontro con gli animali, la visione di filmati, le visite ai parchi, alle fattorie pedagogiche ecc… I benefici di questo tipo di attività possono essere diversi: miglioramento dell’attenzione, dell’apprendimento, del rendimento scolastico e promozione della curiosità e dei rapporti sociali, riduzione dei fenomeni di devianza, bullismo ed abbandono scolastico ecc…
AAA: attività assistita con gli animali, vale a dire l’attività che l’animale svolge d’ausilio all’operatore per migliorare la qualità di vita delle persone con handicap fisici o psichici, attraverso interventi di tipo educativo, ricreativo e/o assistenziale. Lo scopo di questo tipo di attività è quello ad esempio di ridurre lo stress, divertire o far rilassare i soggetti “vulnerabili”;
AAT: terapia assistita con gli animali, in cui essi svolgono un vero e proprio ruolo di “co-terapeuti”, in programmi terapeutici con persone affette da disagi psichici o da handicap fisici (ippoterapia, delfinoterapia, oonoterapia). La pet therapy rappresenta un ausilio riabilitativo molto efficace, in quanto, attraverso la comunicazione emozionale, rende il paziente più motivato a muoversi, aiutato dal o con il pet stesso, in un clima prevalentemente sereno e tranquillo. La terapia facilitata con gli animali (AAT), dunque, risulta particolarmente efficace per molte persone che hanno un disagio psichico o un handicap fisico, poiché l’incontro con l’animale si rivela molto stimolante a livello emotivo, cenestesico, psicomotorio e relazionale.
Gli SCOPI principali delle AAA/AAT sono principalmente:
accrescere l’autostima;
motivare le pulsioni relazionali;
diminuire gli stati di paura, ansia e depressione;
arricchire il vocabolario comunicazionale;
aumentare la curiosità e l’entusiasmo.
Le VALENZE della pet therapy sono:
FORMATIVE: accrescere la capacità immaginativa, ridurre la diffidenza verso la diversità, migliorare le abilità relazionali e comunicative;
DIDATTICHE: promuovere l’interesse attraverso le esperienze di gioco-studio, creando una comunicazione sistemica tra ambiente domestico ed ambiente scolastico, attraverso percorsi interdisciplinari che favoriscano l’acquisizione di alcuni concetti ed alcuni valori;
DI SOSTEGNO: aumentare la motivazione ludica e cognitiva, facilitando i rapporti sociali e spostando l’attenzione dalle situazioni particolarmente problematiche e stressogene (fobia, depressione, ansia ecc…).
La pet therapy, quindi, presuppone l’utilizzo del pet in diversi programmi educativi, terapeutici e\o riabilitativi, in qualità di facilitatore relazionale e sociale, da parte di professionisti  dell’educazione e del benessere umano che hanno svolto una formazione specifica nell’ ambito della pet therapy e che, pertanto, sono attenti al benessere sia dell’ animale che dei ragazzi all’ interno della sessione. Le  attività in parola non sostituiscono ma affiancano terapie e metodologie educative e riabilitative tradizionali, come co-terapia.
L’animale offre un contesto interattivo non giudicante e soprattutto media l’acquisizione di modalità relazionali fondamentali, come i comportamenti di finzione non necessariamente verbali (ad esempio “il fingere di essere morti” nel caso dei bambini autistici). Un aspetto importante, quindi, concerne la facilitazione della comunicazione non verbale, attraverso cui l’animale si presta in modo spontaneo e semplice alla relazione e alla condivisione.
I benefici che la pet therapy può apportare sono:
psicologici: convivere con un pet può migliorare la qualità di vita del paziente;
sociali: secondo Messent (1987) l’animale ha un effetto socializzante poiché crea un alone di novità e di interesse, e, stimolando un meccanismo di rilascio innato, spinge all’accudimento, all’interesse e alla vicinanza. L’animale può divenire un polo di attrazione affettiva tra i peers, favorendo la riduzione, anche se parziale, di alcune difficoltà cognitive. I bambini con ritardo mentale risultano, infatti, più motivati verso le attività scolastiche, se sono coinvolti costantemente nell’accudimento dell’animale con i compagni di classe (Redefer e Goodman, 1989 in Di Nuovo S. e Sprini G.).

Le attività assistite sono state riconosciute con DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 28 febbraio 2003, in recepimento dell'accordo recante disposizioni in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy, il legislatore italiano ha espressamente riconosciuto la validità  di questa coterapia, in particolare sancendo all’ art. 7, co. 1  “il Ministero della salute promuove programmi di informazione e di educazione per favorire la diffusione e l'applicazione dei principi contenuti nel presente decreto e per affermare il rispetto degli animali e la tutela del loro benessere sia fisico che etologico, ivi compresa la preparazione di cani per i disabili e l'utilizzazione degli animali da compagnia ai fini della pet-therapy”

Gli anziani possono presentare spesso disattenzione, problemi di memoria, depressione, scoppi emotivi e di pensiero lento. L’ interazione con il pet che, nella presente proposta, si traduce in attività assistita con animali consente di spostare l’ attenzione da se stessi all’ altro, di ricevere affetto e, allo stesso tempo, di stimolare il mantenimento delle capacità residue. Le persone ospiti di case di cura, spesso sentono di avere una mancanza di controllo sulla loro vita e, pertanto, somministrare coccole ad un pet e ricevere affetto non giudicante è rilassante e consente all’ utente di sentirsi a proprio agio e di affrontare diversamente la permanenza che, spesso, si accompagna all’ isolamento affettivo dai famigliari. L’ attività assistita aiuta i pazienti a mostrare interesse per l'ambiente circostante e fissarsi sul qui ed ora.
Il rapporto animale-uomo, di tipo affettivo ed emozionale, si è mostrato efficace da un punto di vista fisiologico dal momento che è stato riscontrato, che attività come l’invito ad accarezzare e spazzolare l’animale, porgergli piccoli bocconcini, camminare tenendolo al guinzaglio, favoriscono l’abbassamento della pressione sanguigna ed il rallentamento della frequenza cardiaca (Carbone G., Tonali A., 2007).
Una delle principali difficoltà riscontrate nell’interazione con soggetti anziani, soprattutto se colpiti da patologie neurologiche, soprattutto, l’ Alzheimer  è la sensazione che in essi sia presente una cecità mentale, allo stesso modo delle persone autistiche, rispetto agli stimoli sociali ed un’incapacità a mentalizzare gli stati propri e altrui (Frith U., 2009). Da un punto di vista psicodinamico ciò può essere ritenuto un effetto dei meccanismi di difesa primariamante utilizzati dal soggetto: alienazione e isolamento, meccanismi, in particolar modo l’isolamento, che consentono alla persona di scindere gli elementi affettivi di un’esperienza dai suoi elementi cognitivi e che permettono alla persona di relegare verso zone inaccessibili alla propria coscienza, i vissuti dolorosi connessi alla malattia ed ai disturbi sperimentati (Mc Williams, 1994).  Attraverso la stimolazione primariamente di tipo sensoriale,effettuata attraverso l’ ausilio del pet,  è possibile assistere ad un miglioramento dell’attenzione e delle capacità relazionali, una riduzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell’umore ed un’interazione verbale coerente rispetto al contesto.
Gli effetti benefici della pet therapy in ambito neurologico sono stati citati anche nel cinquantaduesimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, ove è stato evidenziato un miglioramento nell’ attenzione e nell’ interazione dei pazienti che avevano aderito a progetti sperimentali con gli animali. Si è registrata, inoltre, una diminuzione dei disturbi comportamentali, un miglioramento del tono dell’ umore nonché un’ interazione verbale pertinente al contesto, un miglioramento significativo nell’ ambito del linguaggio.
Nei pazienti dementi il senso di solitudine e di abbandono è seguito inevitabilmente da uno stato depressivo più o meno manifesto che è uno dei problemi assistenziali maggiori.
E’ un articolo del Journal of American Geriatric Society a sottolineare come gli anziani possessori di un animale da compagnia, mostrano un maggior benessere e maggiore attitudine a svolgere le azioni della vita quotidiana;    
Sulla base di queste premesse un’ attività strutturata con animali sapientemente scelti ed educati a tale scopo può, senza tema di smentita, combattere il senso di solitudine ed abbandono, sollecitare la memoria, favorire un miglioramento del tono dell’ umore, nel linguaggio, mantenere le facoltà cognitive residue. Sono proposte, pertanto, attività di accudimento, spazzolamento, accarezzamento che aiuteranno gli ospiti a fissare l’ attenzione sul qui ed ora e, attraverso la stimolazione sensoriale, si proverà ad agire sulle capacità residue;
Si invitano i pazienti ad elaborare ricordi relativi agli animali, strutturando domande molto semplici nel corso delle attività proposte;
Accanto alle attività più statiche, là dove possibile, i pazienti possono sperimentarsi in giochi di coordinamento motorio (lanciare la palla al cane, farlo saltare nel cerchio, passare nel tunnel ecc…);
Tutto ciò è accompagnato da attività che vedranno il supporto di musica e arti grafiche, R.O.T. per tentare un approccio più globale e modellato sul bisogno individuale.