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Mattarella: "Prima della politica c'è l'unità morale. Ripartiamo dallo spirito del 2 giugno"

Il dolore per le vittime del Coronavirus, ma anche l’esortazione a trovare dalla tragedia le energie per una "ripartenza", che sarà possibile solo se gli italiani sapranno recuperare una "unità morale" come avvenuto il 2 giugno del 1946, quando con il referendum scelsero di dare vita alla Repubblica. Il capo dello Stato parla al Paese all vigilia della festa che celebra la fondazione dell’Italia moderna e parte, inevitabilmente, dal ricordo di chi è scomparso a causa dell’epidemia. Ovviamente quest’anno niente ricevimento nei giardini del Quirinale, ma solo un concerto dell’orchestra del Teatro dell’opera di Roma  dedicato "a tutte le vittime, a chi è morto solo, al ricordo dei tanti affetti spezzati".

Oggi come allora, esorta il presidente, il 2 giugno deve essere una "giornata emblematica per l’inizio della nostra ripartenza. Allora si reagiva ai lutti, alle sofferenze e alle distruzioni della guerra. Oggi dobbiamo contrastare un nemico invisibile, per molti aspetti sconosciuto, imprevedibile, che ha sconvolto le nostre esistenze e abitudini consolidate".

Mattarella rivolge quindi un fermo richiamo alle forze politiche, troppe le divisioni nonostante l’emergenza, in un Paese che ha bisogno di "unità morale" per ripartire: "C'è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite. Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l'unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l'uno dell'altro".

Un dovere della politica, insiste il presidente, perché "Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c'è nella nostra gente. Ce lo chiede, anzitutto, il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate". E allora i partiti, come nel dopoguerra, devono ritrovare "quello spirito costituente" che "rappresentò il principale motore della rinascita dell'Italia" perché "seppe unire gli italiani, al di là delle appartenenze, nella convinzione che soltanto insieme si sarebbe potuta affrontare la condizione di estrema difficoltà nella quale il Paese era precipitato".

Non manca un passaggio dedicato all’Europa: "Non siamo soli. L'Italia non è sola in questa difficile risalita. L'Europa manifesta di aver ritrovato l'autentico spirito della sua integrazione. Si va affermando la consapevolezza che la solidarietà tra i paesi della Ue non è una scelta tra le tante ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto". Un messaggio ai “sovranisti” ma anche ai Paesi europei che frenano sugli aiuti: : "Nessun paese avrà un futuro accettabile senza l'Unione . Neppure il più forte. Neppure il meno colpito dal virus".