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Maltrattamenti su minori, i numeri in Campania

Anche nel 2019, resta forte il divario tra il Nord e il Sud del nostro Paese per quanto riguarda il rischio di maltrattamento all’infanzia: è ancora allarme nel Mezzogiorno, dove la Campania rimane fissa in ultima posizione, preceduta Sicilia, Calabria e Puglia. Male anche Abruzzo e Lazio, mentre di nuovo al primo posto come “regione più virtuosa” l’Emilia Romagna, seguita da Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Allo stesso tempo, rilevanti differenze territoriali si registrano anche per quanto riguarda la povertà: sono 1 milione e 208 mila i minori che vivono in una situazione di povertà assoluta in Italia, al sesto posto tra i Paesi con le peggiori performance in Europa, con il 32,8% di bambini/e a rischio di povertà o esclusione sociale. Anche in questo caso la situazione peggiore si riscontra al Sud; tra le città metropolitane, i comuni capoluogo più vulnerabili sono quelli del Mezzogiorno: in particolare Napoli, e a seguire Catania e Palermo, sono le città che presentano una maggiore vulnerabilità a livello sociale e materiale. Questi comuni sono più predisposti degli altri agli effetti della crisi economica e in essi convivono strati sociali potenzialmente più deboli. 

È quanto emerge dalla II edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, elaborato da Cesvi e presentato presso la Camera dei Deputati. Questo Indice è il risultato dell’aggregazione di 64 indicatori relativi ai fattori di rischio e ai servizi offerti sul territorio, che individuano aree critiche e best practice nelle diverse regioni italiane: la Campania purtroppo si trova al di sotto della media nazionale, ricoprendo anche nel 2019 l’ultimo posto nella graduatoria regionale italiana.

Scendendo nel dettaglio delle singole voci relative ai fattori di rischio che contribuiscono al posizionamento delle varie regioni all’interno dell’Indice, si evince che la Campania tocca il fondo della classifica per capacità di cure; sale al 16° posto per capacità di vivere una vita sana; riscende in penultima posizione, al 19° posto, per capacità di vivere una vita sicura; sale al 18° posto per capacità di acquisire conoscenza e sapere, ma anche per capacità di lavorare; infine si riconferma penultima per capacità di accedere alle risorse e ai servizi, seguita dalla Sicilia. Questa rilevazione – che si sofferma sulla lettura del contesto e dei servizi – non misura quanti bambini siano effettivamente maltrattati nei territori interessati, ma solo quali siano le condizioni ambientali nelle quali i bambini vivono e se queste favoriscano più o meno il fenomeno del maltrattamento. Nonostante le elevate criticità, la sintesi regionale dei fattori di rischio mette in evidenza, tra le variazioni del 2019, un miglioramento della Campania rispetto alla propria distanza dalla media nazionale. Tuttavia il progresso non è sufficiente per determinare un cambiamento di posizione nella classifica e la Campania rimane quindi al 20° posto, come nell’Indice 2018.

L’Indice sottolinea, inoltre, la persistenza di forti disparità tra Nord e Sud anche in relazione al sistema di servizi (per adulti e bambini/e) nell’ambito della prevenzione e cura del maltrattamento: in questo scenario, la Campania si riconferma ultima (al 20° posto della classica, preceduta dalla Calabria) e si colloca tra le regioni “a elevata criticità” – che combinano una situazione territoriale difficile sia per i fattori di rischio che per l’offerta dei servizi. Ciononostante, la Campania, pur trovandosi sempre in 20ª posizione, mostra un lieve miglioramento nel proprio sistema di servizi.

È stato dimostrato che il maltrattamento avviene trasversalmente in tutte le classi sociali, tuttavia la condizione economica della famiglia può avere un effetto diretto sul maltrattamento e la trascuratezza, ad esempio per la mancanza di denaro necessario per rispondere ai bisogni di base dei minori, o un effetto indiretto, aumentando la situazione di stress dei genitori. Inoltre povertà materiale e povertà educativa sono strettamente correlate: nelle famiglie in cui si fatica ad arrivare a fine mese è difficile, per esempio, riuscire a partecipare ad attività culturali e ricreative”, dichiara Daniele Barbone, Amministratore Delegato di Cesvi. “Investire in prevenzione e contrasto al maltrattamento sui bambini deve costituire una scelta politica strutturale di medio-lungo termine, che tenga presente non solo i costi di questo investimento ma anche i ritorni in termini di benefici sociali ed economici per tutti. Attraverso questo Indice regionale, vogliamo portare l’attenzione degli attori politici su una serie di misure necessarie, tra cui una Legge Quadro nazionale sul maltrattamento all’infanzia che intervenga in modo sistematico sul fenomeno facilitando la costruzione di politiche intergenerazionali. A ciò si aggiunge l’importanza di disporre di un sistema informativo puntuale sul maltrattamento all’infanzia in grado di approfondire le tematiche legate alla genitorialità, ai gruppi familiari più a rischio e alle condizioni di salute dei genitori e dei bambini, per cogliere la multidimensionalità di un problema che riguarda diversi aspetti della vita quotidiana”, conclude l’AD di Cesvi.