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Fallimento Scandone, gli avvocati Benigni replicano a Solimeno

Riceviamo e pubblichiamo integralmente una lettera degli avvocati Achille e Fabio Benigni che replicano all'ultima nota del liquidatore della Società Sportiva Felice Scandone, 1948, Goffredo Solimeno: "Le dichiarazioni rese dal sig. Solimeno nella nota inviata alla stampa il 30/7 u.s. per la loro gravità ci impongono di fare chiarezza una volta per tutte a tutela della reputazione dello Studio legale Benigni, oltre che per amore di verità e dunque a beneficio dell'opinione pubblica interessata alla vicenda Scandone.

In primo luogo, va premesso che nessuno ha mai parlato di "complotto ordito da Goffredo Solimeno e dai suoi consulenti, avvocati Marcello Penta e Maria Laura Roca".  Tale affermazione non è presente in alcuna intervista o documento da noi firmato, anche perché non è nel nostro stile rivolgere critiche all'operato di colleghi anche quando -come in questo caso- non ne condividiamo le scelte difensive.

In secondo luogo, con riferimento alla posizione dell'attuale liquidatore, ci preme far presente che non abbiamo mai avuto il piacere di conoscere personalmente il sig. Goffredo Solimeno. 

Per la verità ci aspettavamo che all'indomani della sua nomina egli ci contattasse per presentarsi ed avere notizie sul concordato e sulle altre procedure affidate al nostro Studio, come normalmente avviene in questi casi. Invece la sua prima preoccupazione è stata quella di revocare via pec e senza alcuna spiegazione il mandato conferitoci dal suo predecessore (analoga sorte hanno subito qualche giorno dopo gli altri professionisti incaricati da Basile). Le circostanze e le modalità dell'interruzione del rapporto professionale sono sintomatiche del fatto che non vi era la minima intenzione, da parte del nuovo liquidatore, di verificare in concreto la praticabilità dell'ipotesi concordataria, ma solo la fretta di paralizzare l'azione del team di professionisti precedentemente nominato, attraverso la revoca degli stessi. 

Detto ciò, passiamo a rispondere alle domande che Solimeno ci rivolge.

1) Egli ci chiede come sia possibile che la Scandone abbia accumulato quasi 23 milioni di debiti, chi abbia creato il buco finanziario e dove siano finiti i soldi sottratti all'Erario ed ai dipendenti.

Sono domande legittime, alle quali però non siamo certamente noi a dover rispondere. E' il caso di precisare che il ruolo degli avvocati è quello di individuare soluzioni e non certamente di accertare responsabilità civili, tanto meno penali, di chicchessia. E tale compito -ci permettiamo di aggiungere- non spetta neppure al liquidatore (che non è titolare dell'azione penale), ma, caso mai, alla magistratura competente.

Inoltre, il sig. Solimeno risulta avere fatto parte del c.d.a. della Scandone, per cui se fosse stato al corrente di qualche illecito o anomalia gestionale, avrebbe potuto non solo denunciarla, ma anche cercare di contrastarla. Vero è che proprio la consapevolezza dell'esistenza di una debitoria di notevoli proporzioni aveva indotto il precedente liquidatore, Luciano Basile, a presentare la domanda di concordato in bianco che era stata ritenuta perfettamente lecita ed ammissibile dal Tribunale e che, nell'ipotesi di apporto di finanza terza -ipotesi che era ancora al vaglio dell'advisor- avrebbe permesso di soddisfare i creditori in misura significativamente maggiore rispetto all'alternativa fallimentare. Sotto questo profilo continuiamo a non capire per quale motivo i creditori della Scandone risulterebbero avvantaggiati dal fallimento rispetto all'opzione concordataria. Solimeno parla genericamente di pericolo di aggravamento del dissesto, anche se non è chiaro come quest'ultimo si sarebbe potuto aggravare nello spazio di qualche mese e con una società che oramai era di fatto non operativa (sulla questione dei compensi torneremo dopo).

2) Goffredo Solimeno si sofferma poi sul credito vantato dalla Scandone nei confronti di Sidigas.com che a suo avviso sarebbe inesistente o "illegittimo" (sic), aggiungendo poi che sarebbe stato già pagato nell'ambito di "discutibili operazioni infragruppo". Si noti che l'iniziativa giudiziaria della Scandone è stata preceduta da una messa di mora alla quale Sidigas.com ha risposto per il tramite del proprio amministratore Dario Scalella. Quest'ultimo non ha mai dedotto di aver pagato, ma si è limitato a contestare l'esistenza del credito. 

Oggi invece apprendiamo da Solimeno che il credito sarebbe stato già pagato. A parte la contraddizione evidente (o il credito esisteva ed è stato pagato, oppure non esisteva), è a dir poco singolare la condotta di un liquidatore che, invece di tentare di recuperare un credito della società da lui rappresentata, si fa scrupolo di metterlo in discussione con dichiarazioni pubbliche che, oltretutto, un domani potrebbero tornare utili alla società debitrice, ossia alla controparte (ed è ancor più grave che queste dichiarazioni vengano rese in costanza di fallimento, dopo la nomina dei  curatori, e cioè in un momento nel quale Solimeno è stato sostanzialmente spogliato della rappresentanza della Società). In realtà questo apparente paradosso è agevolmente spiegabile se si considera che la società debitrice è amministrata nella sostanza dalle stesse persone che hanno scelto Solimeno (qui è veramente difficile non cogliere un grave conflitto di interessi, peraltro da noi denunciato anche in sede prefallimentare). Ad ogni modo vogliamo rassicurare Solimeno: il credito azionato dalla Scandone in sede monitoria trova puntuale riscontro documentale nei contratti di sponsorizzazione stipulati oltre che nelle fatture emesse e registrate e nelle scritture contabili. Inoltre, tale documentazione è stata vagliata da un Giudice del Tribunale di Avellino che l'ha ritenuta perfettamente idonea a giustificare la concessione del decreto ingiuntivo.

3) Infine, Solimeno si domanda come si sia potuto conferire "incarichi a legali e consulenti di fiducia del liquidatore per alcune centinaia di migliaia di euro per portare avanti un concordato palesemente irrealizzabile". Quest'ultima affermazione è la più grave di tutte, laddove insinua nell'opinione pubblica il sospetto che il concordato sia stato un affare per gli scriventi e per gli altri professionisti. 

Sentiamo perciò il dovere di respingerla al mittente: per quanto ci riguarda, abbiamo lavorato senza percepire un centesimo. I compensi pattuiti (che sicuramente non ammontano "a centinaia di migliaia di euro") erano e sono perfettamente in linea con i parametri forensi e in ogni caso saranno oggetto di vaglio da parte degli organi della procedura fallimentare in sede di formazione dello stato passivo. In pratica, per cercare di realizzare il nostro credito dovremo metterci in fila ed attendere il nostro turno esattamente come tutti gli altri creditori (compresi i colleghi Penta e Roca).

D'altra parte, se fosse vero quanto asserito da Solimeno circa l'inesistenza del credito vantato dalla Scandone verso Sidigas.com, le possibilità di percepire un compenso saranno prossime allo zero, per cui davvero non comprendiamo dove sarebbe l'affare.

Un'ultima annotazione: quando ci è stato conferito l'incarico di rappresentare la Scandone, abbiamo deciso di assumerlo non solo perché siamo profondamente affezionati a questo Club, che tanto ha rappresentato per la Città, per l'Irpinia e per la nostra storia familiare, ma anche perché eravamo convinti che si dovesse fare il possibile per tentare di salvarla dal fallimento. 

Altri non hanno creduto in questa possibilità, così come c'è stato chi ha remato contro. 

Come abbiamo già detto, saranno i cittadini ed i tifosi (veri) a giudicare l'operato dei protagonisti di questa vicenda. Noi, come professionisti e come irpini, abbiamo la coscienza a posto".