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Brasile, la Corte suprema ordina l’arresto di Battisti: “Pericolo di fuga in vista dell’estradizione”

"Il potere giudiziario riconosce la correttezza del processo d’estradizione e stabilisce che la decisione finale spetta al Capo dello Stato". Con un’inversione a 360 gradi rispetto ai dubbi che nutriva un anno fa, il giudice della Corte suprema brasiliana Luis Fux ha spiccato un mandato d’arresto per Cesare Battisti al fini di facilitarne il processo d’estradizione in Italia. Una decisione che era nell’aria, anche se si pensava potesse essere oggetto di una decisione del plenario della Corte, composta da 11 membri e non del solo magistrato che da 14 mesi ha sul tavolo il dossier dell’ex terrorista dei PAC fuggiasco da tempo in Brasile. Il cerchio si stringe intorno a Battisti, che è ricercato anche dall’Interpol e sul cui arresto ieri ha speso una parola anche la procuratrice generale della Repubblica Raquel Dodge. "Risulta necessario arrestarlo per il pericolo di fuga e per rispettare il trattato bilaterale d’estradizione fra Italia e Brasile". Cade così la pietra fondamentale della linea di difesa dei legali di Battisti, convinti che la decisione di negare l’estradizione presa dall’ex presidente Lula da Silva nel 2010 non potesse cioè essere cancellata da un altro presidente. Fux ha scavalcato anche l’altra obiezione dei difensori che sostenevano che Battisti non può essere estradato perché collabora per il mantenimento del figlio minorenne avuto dalla sua prima compagna brasiliana. Ora si attendono sostanzialmente due cose: l’arresto di Battisti e chi sarà tra il presidente uscente Michel Temer e quello entrante Jair Bolsonaro a firmare l’estradizione. Entrambi sono favorevoli, ma per una questione di tempi la decisione potrebbe cadere sul secondo. Giovedì prossimo la Corte Suprema chiude per Natale; a gennaio è ferma per il periodo estivo per riaprire i lavori solo a febbraio. Per guadagnare giorni preziosi da qui a giovedì i difensori di Battisti possono ricorrere alla decisione di Fux e chiedere che il caso venga trattato dal plenario dei giudici. Ma a questo punto si tratta sostanzialmente di rimandare un finale già scritto. Bolsonaro diventa presidente il primo gennaio e potrebbe così mantenete la promessa più volte fatte all’Italia e al vicepremier Salvini in particolare.